GN – Stiamo scrivendo istruzioni per… Oreste Mille.
Hai idee su come chiamarlo? e su cose pratiche da dire?
LN – Oreste? Più che altro lo chiamerei Agreste 😉
In verità volevo dirlo da un po’ : non vedo quasi nessuna attinenza filosofica a Oreste in realtà… Forse qualcuno pratica, ma neanche, in fondo le cose sono così cambiate… Se pur si tratti di un approdo da quel viaggio partito in quel tempo.
Dimentichiamo (…) che ora noi siamo Cafausici. Cioè abbiamo acquisito una specie di aristocrazia magica che Oreste non aveva né poteva avere, quasi per statuto. Una aristocrazia misteriosamente democratica che si allarga e si dona a chiunque ne percepisca o ne intuisca la bellezza. In fondo anche oltre l’umano o persino il vivente come sappiamo.
E lo fa in un gesto semplice come quello di indicare Lu Cafausu e capirne assieme l’essenza senza concettualismi o verbalismi inutili, senza sforzi (atti di volontà) di comunicazione…
Non credo più alla partecipazione o al sociale (come tanto bene diceva Carmelo Bene: «Il sociale ci sta franando addosso. Smettiamola con le ipocrisie, con la fratellanza, la solidarietà.»)
Per questo re-inventiamoci al di là di ogni sentimento nostalgico. Ho voglia di dirmi: staccati da ciò che guardando indietro ci illude (con la vecchiaia) e che non mi fa comprendere l’essenza della reale trasformazione della materia (anche agricola) e della sua relazione con il cosmo (come direbbe Emilio appunto) 😉
Quindi dimentichiamoci.
Muoriamo.
Come le zanzare schiacciate dal Dalai Lama.
Usciamo fuori dall’umano, da noi stessi… Basta arte, basta umanità, basta… (W l’arte W l’uomo).
Concentriamoci sulle onde (anche gravitazionali).
Così chiedevi come chiamare questi giorni fra giugno e agosto…
Chiamiamolo come volevamo chiamare la casa (intendo la falsa casa). Chiamiamola soltanto “Cafausica”, avremmo anche seguìto i consigli di Carolyn che una volta per telefono ci invitò a capitalizzare il nome misterioso de Lu Cafausu e il suo ricco mistero…
O solo “Lacrima”, o Agreste.
O…